Cooperativa di Comunità "Margherita"
Visit Margherita di Savoia
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BARLETTA
BARLETTA
La città della Disdida


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SUI PASSI DI SAN MICHELE ARCANGELO
dalla Chiesetta di San Michele Arcangelo di Margherita di Savoia a Monte Sant' Angelo
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La nascita dei culti angelici – in particolare quello micaelico – è antichissima, combinando insieme credenze bibliche, giudaiche, gnostiche, pagane.
Attraverso l'influenza della cultura bizantina, l'Arcangelo si manifesta in Occidente per la prima volta nel 306, a Costantino nell'imminenza della battaglia contro Massenzio. Ma è nel V secolo che nasce in Puglia, a Monte Sant'Angelo, il luogo più sacro dedicato all'Arcangelo. La tradizione narra che il pastore Gargano, inseguendo un toro della sua mandria che si era rifugiato in una grotta, gli scoccò una freccia che, miracolosamente, tornò indietro ferendolo. Il vescovo di Siponto, venuto a conoscenza del fatto, ordinò tre giorni di digiuno e preghiere, trascorsi i quali San Michele gli apparve in sogno rivelandogli che aveva eletto la grotta a suo santuario. Nell'episodio del toro e di Gargano, vale a dire nel nucleo più antico del Liber de Apparitione sancti Michaelis in monte Gargano, si ravvisano le tracce del passaggio dagli antichi riti pagani al culto cristiano micaelico.
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Percorso : Chiesetta di San Michele Arcangelo Margherita di Savoia - Monte San' Angelo
Per informazioni contattare la segreteria
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A circa 800 metri di altitudine, Monte Sant’Angelo è uno dei più spettacolari “balconi” di tutta la regione. La città inevitabilmente si identifica con l’Arcangelo Michele, simbolo che da oltre 15 secoli esercita un fascino ed un richiamo che non sono mai stati messi in discussione.
La suggestiva Grotta Santuario del Sec. V è una meta obbligata per i pellegrini che decidono di percorrere la “Via Sacra Pellegrinorum”. Sin dal X Secolo i Crociati diretti nei luoghi della Terra Santa vi facevano tappa e numerosi sono stati re e pontefici che vi si sono recati pervasi da un sentimento profondo di venerazione. Tra le tante, e certamente tra le più significative, vanno ricordate la presenza di due santi fondamentali per la Chiesa, San Francesco d’Assisi e San Tommaso d’Aquino.
La leggenda narra che l’Arcangelo Michele apparve in sonno al vescovo Lorenzo Majorano di Siponto per la prima volta l’8 maggio del 1490. Altre due o tre apparizioni sarebbero avvenute nel 492 e 493.
Il 25 giugno 2011 il Santuario di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo diventa Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO con il circuito seriale The Longobards in Italy, Places of Power, 568 – 774 A.D., entrando a far parte della schiera dei più autorevoli Beni Culturali del mondo e cioè nella World Heritage List.
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Le principali attrattive turistiche sono:
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Il Castello Nomanno-Svevo-Angioino-Aragonese che domina la città e il Santuario e sovrastato da una torre detta “Dei Giganti”, la cui origine risalirebbe al mitico re Pilunno II. L’edificazione della fortezza risale al IX – X secolo, mentre nel periodo 837 – 838 Orso I, vescovo di Benevento e Siponto, faceva edificare ex novo, le mura di cinta de monte Gargano. La visita comincia accedendo dal vestibolo, costituito da un cortile lungo 21 metri e largo più di 4 metri, che immette nell’ampia corte interna, limitata dagli spalti che difendevano il fossato e da due torri cilindriche, fra le quali si apre il portale del corpo centrale del castello. Di qui una scala sale ai piani superiori, dove si può visitare la sala del Tesoro: un ampio ambiente illuminato da un’unica finestra, con soffitto a volte sorretta da un massiccio pilastro centrale. Da questa scala, che doveva essere adibita alle feste e ai convivi, si accede da un lato agli appartamenti del castellano, dall’altro a quelli dei cortigiani.
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Il Santuario di San Michele. La nostra visita inizia nell’atrio superiore, il prospetto dell’ingresso risale al 1865 ed è costituito da due arcate a sesto acuto, sormontate da un frontone triangolare ornato di fregi. Al centro, in alto, tra due piccoli rosoni, è stata collocata un’edicola con la statua di San Michele Arcangelo. L’ingresso di sinistra è impreziosito da una porta di bronzo istoriata con pannelli che riportano tutta la storia del Santuario, dalle origini fino al pellegrinaggio di Giovanni Paolo II avvenuto nel 1987. In alto, in corrispondenza delle porte, sono collocate due lapidi rettangolari. A destra si legge la seguente epigrafe: “Terribile è questo luogo. Qui è la casa di Dio e la porta del cielo”. La lapide di sinistra porta incisa un’altra iscrizione. Sono le parole pronunciate dall’Arcangelo nella terza apparizione: “NON EST VOBIS OPUS HANC QUAM AEDIFICAVI BASILICAM DEDICARE IPSE ENIM QUI CONDIDI ETIAM CONSECRAVI” (Non è necessario che voi dedichiate questa Basilica che ho edificato, poiché io stesso, che ne ho posto le fondamenta, l’ho anche consacrata). Sotto ogni lapide si apre un portale ad arco acuto, il più prezioso dei quali, a destra, risale al XIV secolo. Il Campanile fu eretto da Carlo I d’Angiò come ringraziamento a San Michele per la conquista dell’Italia meridionale. I lavori ebbero inizio il 27 marzo 1274. La torre, progettata dall’architetto Giordano, di Monte Sant’Angelo, che diresse i lavori insieme con suo fratello Maraldo, è a forma ottagonale e fu completata nel 1282 con un’altezza originaria di 40 metri. In seguito, fu ridotta agli attuali 27 metri. I due portali superiori immettono in un vestibolo dal quale ha inizio la scalinata che porta verso la mistica Grotta. La costruzione di questa magnifica opera risale all’epoca angioina (sec. XIII). E’ costituita da 86 gradini e suddivisa in cinque rampe, interrotte da quattro ripiani; le gallerie sono sostenute da grandi arcate gotiche e da volte ogivali; le pareti laterali sono illuminate da piccole finestre a strombo. La scalinata termina con un portale inquadrato da colonne tortili poggianti su leoni e plinti chiamato tradizionalmente “Porta del toro” (dal grande affresco che lo sovrasta, raffigurante, appunto, l’episodio del toro della prima apparizione). Giunti nella Sacra Grotta è interessante conoscere: le Porte di Bronzo, la Cappella del S.S. Sacramento, l’altare della Madonna del Perpetuo Soccorso e l’altare di San Michele. Inoltre nel Santuario si potrà conoscere: la nuovissima Cappella Penitenziale o “della Riconciliazione”, le Cripte ed il Museo Lapideo, il Museo Devozionale.
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Da non dimenticare, inoltre, una visita al medioevale Rione Junno, originale per la sua conformazione semplice e per le caratteristiche facciate bianche delle sue case a schiera, tutte rigorosamente ad una o due piani. Nella zona San Francesco è infine attivo uno dei più antichi musei Etnografici del Sud Italia “Museo di Arti e Tradizioni Popolari del Gargano G. Tancredi”.
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Nel cuore del centro storico di Monte Sant’Angelo, nel Rione Junno, c’è una piccola bottega che racchiude dentro di sé una delle più alte forme d’arte che Monte Sant’Angelo e il Gargano possa vantare. Questa è la bottega dell’artigiano Domenico Palena, un cantastorie che con la sua opera tramanda quelle tradizioni che altrimenti andrebbero perse. Le sue opere, in cuoio, in pietra e in legno, che hanno riscosso successo in tutto il mondo, facendogli vincere coppe e trofei, rappresentano per lui non il mezzo per raggiungere una popolarità, pur meritata, ma sono per lui il modo per restituire alla sua terra parte dell’amore che essa gli ha dato. Le sue poesie dialettali e non, servono a chi le legge per tornare indietro nel tempo, in un tempo che ormai purtroppo non c’è più ricco di genuinità e schiettezza.
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Complesso monumentale di San Pietro: vi fanno parte le più antiche chiese cittadine, dedicate a San Pietro (il cui nucleo primitivo è altomedioevale, ristrutturato poi nel XI secolo), di cui rimangono solo i resti dell’impianto basilicale a tre navate e la grande e bella conca absidale romanica, il contiguo battistero di San Giovanni in Tumba, più comunemente indicato come Tomba di Rotari, e la duecentesca chiesa di Santa Maria Maggiore, straordinario esempio di romanico pugliese.
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Su una collinetta, a circa tre chilometri dall’abitato di Monte Sant’Angelo, in direzione nord-ovest, si affaccia sul golfo di Manfredonia la chiesetta campestre di Santa Maria degli Angeli che, secondo la tradizione, fu fondata da San Francesco d’Assisi, mentre tornava dal suo pellegrinaggio alla sacra Grotta.
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A circa 9 chilometri a sud-ovest di Monte Sant’Angelo, l’Abbazia fu fondata sul colle di Pulsano da San Gregorio Magno nel VI secolo ed è sempre luogo mistico frequentato da monaci anacoreti e cenobiti, sia orientali sia latini. In Abbazia è attiva una scuola permanente di iconografia che durante l’estate avvicina all’immenso patrimonio teologico – spirituale delle sante icone numerosi giovani e adulti desiderosi di imparare la simbologia e il significato teologico delle icone e di riflettere sul valore e il significato dell’arte sacra nella tradizione ecclesiale.
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